Emanuele Marcuccio: "Là, dove il mare..." (Ddà, unni lu mari...); (There, where the sea...)
Menzione d'onore nella sez. B, al I° premio internazionale d'arte "Europclub" Messina - Taormina 2010.
Traduzione in lingua poetica siciliana: Alessio Patti.
Creatore del video: Alessio Patti, a cui va il mio grandissimo ringraziamento per questo graditissimo dono; infinite grazie Alessio e complimenti per la maestria e l'arte impiegata!
Se non riusciste a visualizzarlo, andate al link indicato di seguito.
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Là, dove il mare...[1]
Là, dove il mare è profondo,
fondo, fondo;
là, dove le onde si rincorrono,
corrono, corrono:
e le luci si disperdono
e lo sguardo si dirada,
si fa chiaro;
e l'amor mi raggiunge
col suo dolce sovvenir.
Là, dove il mondo ti dimentica;
là, dove il sole ti colpisce
col suo chiaror;
là, dove un lampo ti pervade
col suo baglior,
e in un abbraccio ti rapisce.
Là, dove l'oblio ti sommerge
con la sua luna;
là, dove il mondo ti abbandona
con la sua fine:
là voglio riposare,
e perdermi rapito
nel Sole: nell'amore infinito.
19/10/2001
Di seguito la traduzione in lingua siciliana, curata dall’amico poeta e commediografo Alessio Patti.
Ddà, unni lu mari...[2]
Ddà, unni lu mari è prufunnu
funnu, funnu;
ddà, unni l'unni s'assicutunu
currunu, currunu:
e li luci si straminunu
e la talìata s'allasca,
si fa limpiu;
e l'amuri mi raggiùnci
ccu lu so duci ricordu.
Ddà, unni lu munnu ti scurda;
ddà, unni lu suli ti batti
ccu lu so spirluciu;
ddà, unni na saitta t'attraversa
ccu lu so splinnuri,
e nta n'abbrazzu t'aggramigna.
Ddà, unni l'allinazioni t'affunna
ccu laso luna;
ddà, unni lu munnu t'abbannuna
ccu la so fini:
ddà vogghiu arripusari
e arranfatu pirdirimi
nta lu suli: nni lu nfinitu amuri.
Vorrei precisare che l'immagine inserita, "Tramonto" (tirrenico), nel video, non è mia e il link originale si trova al seguente indirizzo.
http://vitaperimmagini.blogspot.com/2007/09/spettatori-al-tramonto.html
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Di seguito la mia traduzione in lingua inglese di “Là, dove il mare”.
There, where the sea...
There, where the sea is deep,
deepest, deepest;
there, where the waves
run one after the other,
they run, run:
and lights straggle
and the look disperses,
becomes clear;
and love reaches me
with its sweet memories.
There, where the world forgets you;
there, where the sun stuns you
with its light;
there, where a flash pervades you
with its glow,
and whisks you away in an embrace.
There, where the oblivion floods you
with its moon;
there, where the world leaves you
with its end:
there I wish to rest,
and entranced to lose me
in the Sun: into infinite love.
2011/1/11-12
Poem translated into English from original Italian version by Emanuele Marcuccio, the same author of original version.
Licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at www.joetiziano.it
Da: http://www.joetiziano.it/La_dove%20il%20mare_There_where_the%20sea_(with%20parallel%20text).htm
È una composizione di ventidue versi a metro libero, di tre periodi, ad andamento altalenante, automatico, poggiato su sette iterazioni (là, dove...) legate da un polisindeto di sei elementi, che si apre con una doppia geminazione al secondo e al quarto “fondo, fondo”, “corrono, corrono” in rima derivativa sui versi precedenti. Un’apocope chiude il primo periodo al nono verso (sovvenir) e l’apocope si ripresenta al secondo periodo sul dodicesimo (chiaror) e quattordicesimo (baglior) con effetto liquido, dissonante.
L’ultimo periodo ha toni visionari ma luminosi, di paradisiaca, solare apocalisse.
Anche qui Marcuccio dimostra sicuro istinto poetico.
È la poesia dove meglio si palesa l’attitudine del poeta a ricorrere alle figure iterative e la sua abilità nell’elaborarle. In questi ventidue versi Marcuccio intesse un ordito ammirevole, disponendo in alternanza una triplice sequenza di versi anaforici “Là, dove” (sette volte), “col(n)” (cinque volte), “e” (cinque volte), con due versi (secondo e quarto) di pura geminatio, e il verso finale che raddoppia lo stato in luogo. Straordinaria la sequenza modulativa delle forme verbali dove, per tredici volte, si alternano verbi attivi, mobili, a verbi sottrattivi e regressivi (“rincorrono”, “corrono”, “disperdono”, “dirada”, “raggiunge”, “dimentica”, “colpisce”, “pervade”, rapisce”, “sommerge”, “abbandona”), fino alla sequenza finale in doppio infinito (“voglio riposare/ e perdermi rapito”) che condensa e riassume il senso, il “quid” poetico della lirica.
Il magistrale impiego di queste figure e moduli conferisce alla lirica un andamento cullante, ascendente, perfettamente equilibrato.
Con la traduzione in lingua siciliana, a cura di Alessio Patti