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Pro Letteratura e Cultura

“Ultimi pensieri di un robot”, introduzione e poesia di Emanuele Marcuccio

17 Febbraio 2012, 23:26pm

Pubblicato da Emanuele Marcuccio

 

 

Blade Runner è uno di quei film che ho iniziato ad apprezzare con il tempo, tanto da arrivare a metterlo nella mia top five personale.
È il capolavoro di Ridley Scott e uno dei migliori sci-fi che siano mai stati girati; l’epica scena della morte di Roy mi ha sempre affascinato:

 
«Io ne ho… viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione…
e ho visto i raggi “b” balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser…
e tutti quei… momenti andranno perduti nel tempo…
Come… lacrime… nella pioggia…
è tempo… di morire…»


«I've seen… things you people wouldn't believe… 
Attack ships on fire off the shoulder of Orion…
I watched the c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates…
All those… moments will be lost in time…
Like tears in rain… 

Time… to die…»

 

Roy Batty, la vittima, salva la vita al proprio carnefice, vincendo in se stesso l’invidia e l’odio che ha sempre nutrito verso il genere umano; dimostra così la sua superiorità e il livello massimo di conoscenza acquisiti, al punto da accettare la morte senza alcuna resistenza, e la colomba che viene liberata e si libra in volo, a mio parere, sta proprio a significare la sua liberazione definitiva.
C’è un libro da cui è tratta l’ambientazione del film, non la trama; in questo caso Ridley Scott è andato oltre il libro, è uno di quei rari casi in cui è meglio il film del libro, infatti, è una delle opere minori di Philip K. Dick; il titolo letterale dall’originale inglese è Ma gli androidi sognano pecore elettriche? tradotto più liberamente con Il cacciatore di androidi.
Cito da wikipedia: «Lo scrittore morì poco prima dell’uscita del film, e poté vedere soltanto una proiezione privata composta da alcuni spezzoni di lavorazione. Inizialmente molto scettico sull’intera operazione, dato che la sua opera veniva di fatto stravolta, fu in seguito uno dei maggiori sostenitori del film, che non a caso è dedicato alla sua memoria. In particolare Dick rimase molto colpito dal set cinematografico, che a suo dire era stato costruito esattamente come lui aveva immaginato l’ambientazione del romanzo».
Ispirandomi liberamente alla morte di Roy, il robot, l'androide, il replicante filosofo magnificamente interpretato da Rutger Hauer, nel 1995 scrissi "Ultimi pensieri di un robot", una poesia poi pubblicata nel marzo 2009 nella prima raccolta Per una strada.
 
 
 
Ultimi pensieri di un robot1 
 
O umano mondo avverso,
ch’io mi ribellai,
a che continuare a lottare?
Il mio sogno elettrico
è morto per sempre.


27 giugno 1995
 
 
 
 
 
Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC, Ravenna, 2009, p. 71.
 
 
Foto dal film Blade Runner (1982) di Ridley Scott. Pubblicata a fini esclusivamente culturali e non commerciali. I diritti (Copyright ®) sono riservati ai legittimi proprietari.
 
 
 
 
Based on a work at www.emanuele-marcuccio.com.
 
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Foto-composizione realizzata nel luglio 2019 da Lucia Bonanni

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