"Rivelazione", poesia di Luciano Domenighini, con un commento di Emanuele Marcuccio
RIVELAZIONE
poesia di Luciano Domenighini
È nel silenzio
la mia forza.
Ciò che non scrissi,
ciò che non dissi
le più belle parole.
Non scrissi
non liriche
bellissime,
degne del Parnaso, divino monte.
Di queste pur ora
Euterpe si fa vanto
e le dice al simposio degli dei
fra dolci suoni di flauti,
Ebe versando ambrosia
nelle coppe d’oro.
Luciano Domenighini
Travagliato (Br), dicembre 2012
"Rivelazione" si articola in due parti, la prima si apre con un'affermazione che ci dà l'essenza e genesi del fare poesia, appunto il silenzio.
La seconda parte si apre con una terzina in doppia negazione che, nelle intenzioni dell'autore non vuole essere un'affermazione, bensì un'indagine sul non scritto, su ciò che poteva essere ma che non è stato. Qui si nota la modernità della lirica: "Non scrissi / non liriche / bellissime,"
Così la composizione prosegue e termina con un omaggio a Euterpe, secondo la mitologia greca, musa della musica e della poesia lirica, infatti, la poesia è ricca di musicalità, l'andamento è fluido e ogni verso concorre all'architettura dell'intera poesia, felice sintesi di moduli classici e moderni.
Emanuele Marcuccio, 31/1/2013
"Rivelazione", poesia di Luciano Domenighini, con un commento di Lorenzo Spurio
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