La poesia nello sguardo, di Simone Magli. Una nota alla sua visione di Poesia
La poesia nello sguardo
di Simone Magli
Ho cominciato a scrivere poesie circa quindici anni fa in un periodo nero, dove la luce fuori dal tunnel era ancora troppo lontana. All'inizio le mie composizioni erano urli disperati, richieste d’aiuto: Vorrei essere un angelo,/ vivere senza l’affanno,/ volare finché/ non mi sudino le ali.
Proprio in quella fase della mia vita, feci la conoscenza di Giuseppe Ungaretti, attraverso la lettura di Vita d’un uomo. Rimasi completamente rapito nel leggere certe sue poesie, dove in poche righe riusciva a condensare lampi di vita, con un timbro fortemente esistenziale. Poesie intimistiche, dove l’io ha molto peso, come nelle mie. All'inizio scrivevo solo del mio dolore e non lasciavo spazio alla speranza, alla fede e ad altri sentimenti positivi.
Negli anni successivi qualcosa iniziava piano a mutare, leggevo Alda Merini e altri poeti, molti non noti, ma non per questo meno capaci. La sofferenza aveva ancora un grande peso, ma il mio sguardo stava trovando nuovi orizzonti e cercava di aprirsi alla vita e agli altri: Guardo uno spicchio di cielo/ e un lampo di vita/ nel mio cuore si staglia,/ pizzicandomi d’immenso. Ricercavo la bellezza, attraverso lo stupore e la meraviglia. Partecipavo a premi letterari ottenendo discreto successo. Lungo la mia strada incontrai Roberto Carifi, uno dei maggiori poeti e filosofi viventi del Novecento, nonché mio concittadino. Attraverso il suo consiglio, lessi tutti i poeti del Novecento, per acquisire più spessore, Roberto mi recensì varie volte all’interno della rubrica Per Competenza, che curava sulla rivista Poesia (Crocetti), come ad esempio nel numero 252, dove scrive della mia attività poetica prendendo spunto dalla poesia seguente: Sii stesso sempre/ Donati come sei/ Godi della tua luce/ e fa che gli altri godano di essa. «Nelle poesie di Simone Magli si comprende che è stato chiamato dalla poesia, che il suo “io ferito” sa riscattarsi nel verso, che il dolore sa (e queste sono le poesie più belle) trasformarsi in gioia.» (Roberto Carifi)
La poesia per me ha bisogno di nascere spontanea, per essere donata alla vita e agli altri in tutta sincerità, affinché la si possa ascoltare in segreto, nel silenzio del proprio cuore. Riconosco nel poeta un profeta che riesce a parlare alla gente con un linguaggio che tutti conosciamo: quello dell’anima.
Dopo pochi anni dall’inizio del mio percorso poetico, alla poesia affiancai l’aforisma, un genere letterario a sé, che negli ultimi anni utilizzo molto, per analizzare gli aspetti psicologici dell’uomo, relazionandoli alla vita e alla società.
Di seguito quattro aforismi su cosa penso rispettivamente, dei poeti e della poesia:
“Il poeta è un palombaro, che scandaglia il mare senza sosta, per portare alla luce i tesori dell'umanità.”
“I poeti sono gli arcieri dell'abisso.”
“La poesia è l’unica fra le arti, ad essere presente in ognuna delle altre.”
“La poesia è come l'amore: non la si può spiegare, non la si può insegnare.”
Oggi, dopo tanti anni turbolenti, posso dire di essere stato salvato dalla poesia: il mio sguardo si è servito e si serve tuttora di essa. La poesia è fondamentale per ognuno di noi, è presente in ogni cosa: è necessario allenare lo sguardo a mirare oltre e a fondo. Personalmente vivo la poesia con spiritualità e mi piacerebbe lo facessero tutti, perché essa si trova nel quotidiano di ogni uomo disposto ad ascoltare il rumore del suo mare. Nello stesso punto in cui si trova la paura, è presente anche l’amore e solo attraverso esso, unito alla poesia, possiamo puntare alla salvezza. La seguente poesia sia di buon auspicio in questo senso:
Sono il vuoto del vaso di creta
mentre si va creando;
Sono quella domanda
posta nell'assoluto;
Sono un pezzo di carne viva
che a toccarlo si sente
l'eco indefinibile del mondo.
Vincerà pure un giorno
sulla paura, l'amore...1
Simone Magli
1 Diploma ad Honorem e Medaglia ad Honorem, sezione poesia, al Premio Nazionale “Giovanni Paolo II” V edizione 2014, indetto dall’A.M.I.
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