Saggio poetico di Stefano Bardi su «Case» di Umberto Fiori
Poesia sociale: Vita
Su «Case» di Umberto Fiori
Saggio poetico di Stefano Bardi
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Al poeta e amico Emanuele Marcuccio, che possa dipingere la Vita, come fraterna carezza e oceanico ansimo, per partorire compassionevoli abbracci che possano curare, cicatrizzare, medicare e riscaldare acide lacrime sociali. Al poeta e amico, Emanuele Marcuccio, che possa sempre seguire la Strada denominata Gesù Cristo, poiché quotidiano Pane interiore. Possa Dio, con la Beata Vergine Maria insieme a Gesù Cristo, proteggerlo e medicare, le aspre lacrime materne. Dio, Sempre, Amen.
Vita! Incolori arcobaleni stellari e solitari occhi iracondi, che partoriscono ustionati bagliori emotivi, come nella poesia “Cause perse” di Sethu. Carbonizzanti baci, anzi carezze, come esiliati affetti famigliari, ambigui sorrisi amicali e incomprese aurore sentimentali, ovvero la poesia “Mostro” di Gianmaria. Vita, ovvero innocenti amicizie piovane, che spurgano draculesche offese interiori e purificano abusate cicatrici indigenti, come la poesia “Supereroi” di Mr. Rain. Vita, come Case del poeta Umberto Fiori. Vita, come moribonde ninne nanne soffocanti oscuri abissi oceanici, con velenosi canti fanciulleschi vaganti, per deboli granai tumefatti. Cadaveriche ninne nanne, ovvero malinconiche ed ebbre rassegnazioni dalle urinanti chimere sbeffeggiate, che attendono intramontabili albe mistiche, come la poesia “Per quando è tardi” di Francesco Guccini. Mistici bruzzoli, che si mutano come nomi sospesi dentro emorragici feti vituperati, ovvero minime melodie dalle titaniche emozioni, che si perdono dentro furibondi occhi. Irosi sguardi, anzi incontaminabili colloqui figliali dai luminosi cammini, che sono contaminati con torpidi sorrisi paterni. Visi, questi, come cristalline rimembranze fotografiche, ovvero emozioni irreparabilmente scheggiate da incurabili emarginazioni sociali ed etiche indifferenze. Vita, Case, come passionale tempo amoroso e temporale vento convertente, che smacchia timide carezze dalle sottomesse mani isteriche, ovvero “Amare il mio tempo” della poetessa Clelia Moscariello. Tempo, come incontrollabile marea, che ci porta dentro meschine ideologie etniche, plastiche ombre sentimentali e indigeste purezze confessionali. Oscuro viaggio omerico, questo, come morte di tossiche emarginazioni psichiatriche e resurrezione in trasparenti specchi evangelici, come nel racconto “Le maree” della stessa Moscariello. Vita, come balsamico Dio cibante indigenti carni terrene e rischiarante ansiosi sguardi interiori, ovvero la preghiera “Padre nostro”. Dio! Acqua ossigenata, che cura etici vagabondaggi sociali, alimenta ammuffite carni etiche, converte confuse lacrime interiori e colora ansiosi arcobaleni figliali, come la poesia-preghiera punk “Tu che ne sai” di Naska e la canzone “Padre nostro” di Albano Carrisi. Dio, Sempre, Amen.
Stefano Bardi
Bibliografia/Discografia di riferimento
BALARDI MATTIA (MR. RAIN), singolo Supereroi, Warner Music Italy, Milano, 2023.
CARRISI ALBANO, Cantiamo il Natale, Sony Music, New York, 2016, 2 cd.
CATERBETTI DIEGO (NASKA), singolo Tu che ne sai con Zoda, Yalla Movement, 2020.
DE LAURI MARCO (SETHU), singolo Cause perse, Carosello Records, Milano, 2023.
FIORI UMBERTO, Case, Centro Studi Franco Scataglini, Comune di Ancona, Bottega Grafica, Ancona, 1998.
GUCCINI FRANCESCO, Due anni dopo, EMI, Milano, 1970.
GUCCINI FRANCESCO, Stagioni, Einaudi, Torino, 2007.
MOSCARIELLO CLELIA, Io non amo le rose, PAV Edizioni, Pomezia, 2021.
TURRIN GABRIELLA MARIA, SUORA, Pregate, pregate, pregate, Editrice Shalom, Camerata Picena, 2010.
VOLPATO GIANMARIA (GIANMARIA), singolo Mostro, Sony Music, New York, 2023.
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