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Pro Letteratura e Cultura

Su «Eco» di Luisa Cozzi Zille, saggio poetico di Stefano Bardi

7 Ottobre 2022, 19:12pm

Pubblicato da Emanuele Marcuccio

Poesia Antifascista Versus Camorra

Su «Eco» di Luisa Cozzi Zille (1941 – 1995)

 

Saggio poetico di Stefano Bardi

 

 

 

 

Ai giovani afflitti dalla Camorra, 

poiché figli, fratelli, amici e padri 

degni di una Vita nella Luce, 

nell’Amore e nella Libertà. 

(con affetto, Stefano Bardi)

 

 

Eco, ferroviarie stazioni immerse dentro infinite carezze e fragili sogni terreni, che si lasciano coccolare da balsamici venti ultraterreni, come nella poesia “La stazione di Zima” di Roberto Vecchioni. Decrepite carezze e molli sogni, ovvero silenzi abusati da aspre emozioni partorienti sanguinarie lacrime psicopatiche, come “Silenzio” del rapper Lazza. Eco, ovvero abbandonato e irreparabile binario, come nell’opera Eco di Luisa Cozzi Zille. Stazione, morto binario attraversante purpuree terre allagate, che odono angelici canti provenienti da oscure cantine. Angelici canti emananti inarrestabili quieti ancestrali, in quanto, ardenti spiriti ustionati da caustiche lacrime. Acide lacrime, ovvero velati sguardi e intime meditazioni, poiché calpestati da infreddolite carezze ubriache. Ebbri pianti raggricciati, come ruvide foglie estive suicidatesi in interminabili crepacci oceanici, a causa di disistimati e infettati sguardi lunari. Sguardi, ciechi specchi riflettenti androgine ombre, impantanate in spirituali paludi. Interiori paludi, ovvero lacerati canti ancestrali, che custodiscono aulici canti deridenti scheggiati visi dai deturpati sorrisi. Celesti osanna lacrimanti diamantine angosce scheggiate, per abbracciare insensate ombre incarcerate e piovane infezioni bavose, ovvero biblici sussulti arrugginiti. Messianici sospiri riflessi dentro aride campagne materne, ovvero ferrosi aneliti inceneriti dentro esistenziali cammini, come riminiscenze arse dentro allergiche tempeste. Meccanici ansimi ferrigni, come emarginati canti angelici e croniche lacrime peccatrici, mutatesi come sterili cadaveri frantumati da alchemici oceani neniosi. Infecondi cadaveri, ovvero astiose angosce inseguenti intime e calorose ombre fulminee, poiché malsani feti partorienti umidi pianti lesionati. Stazioni ferroviarie, quelle poetizzate in Eco, che simboleggiano tanti giovani erranti per sorde allucinazioni, cieche carezze e macchiati pianti, come nella poesia “Ragazzo dell’Europa” di Gianna Nannini. Giovani, depressi sorrisi abbracciati da avide amicizie e lussuriose fratellanze, come nella poesia “Ho fame” del rapper Piccolo G. Depressi sorrisi, che, si mutano in anemiche voci sociali e traballanti equilibri affettivi, come nella canzone “Marijuana” del rapper Ghali. Giovani, ovvero ponti di Pace, carezze di Compassione, oceani di Fratellanza, come nella poesia “Amico è” o Inno dell’amicizia di Dario Baldan Bembo.

Giovani, questi, che al giorno d’oggi ci immergono nelle fragili lacrime innocenti sottomesse dalla Camorra, che partorisce crudeli sorrisi, drogate sessualità e cadaveriche fratellanze, come in «Fa’ chell’ che ‘a fa’» del rapper Icaro. Camorra, oscura madre infettante lucidi sogni economici e fanciullesche riminiscenze puerili con aspri profumi di sangue, come “Tic toc. Non è andata così” del rapper Stefano Lentini. Acri odori di sangue cioè caste lacrime incarcerate, che, si riscattano con la Vita perché elisiaco mare divino, come “Ddoje mane” di Stefano Lentini. Vita, balsamico mare cicatrizzante agonizzate indigenze, drogati ansimi e false amicizie, come «‘O mare for» di Stefano Lentini. Camorra, aspro mare mutante ragazzi in assassini, ragazze in meretrici, società in vacui granai e carezze in pianti fratricidi, come So’ rimaso la spina di Franco Scataglini. Camorra, ovvero agitato urlo etico-sociale e salato sorriso economico, come «‘A delinquenza» di Enzo Gragnaniello. Camorra, droga partoriente ambigui paradisi terreni e ambigui sguardi oceanici, come la poesia “Drogado” di Marco Bordini. Camorra, ovvero adolescenze vaganti per spettrali terre lacrimanti, come la poesia “Terra ‘e nisciuno” di Teresa De Sio. Camorra, indigenze genitoriali frustate da avide politiche economico-lavorative e socio-sanitarie, come “Povero munno” di Enzo Gragnaniello. Camorra, ribellione sociale con cocaina, eroina, usura, estorsione e pizzo, che ancora oggi predominano in Campania e fuori da essa, come per esempio nelle Marche. Lotta alla Camorra e più in generale alla Mafia, come cristiana conversione etica e battesimale resurrezione carnale alla Luce del Sole, ovvero seguendo l’insegnamento del beato Don Pino Puglisi ucciso da Cosa Nostra, per volontà dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano (reggenti di Brancaccio-Ciaculli). Lotta alla Camorra, ovvero affermazione di Libertà, Rispetto, Eguaglianza, Fratellanza, come nella canzone di denuncia “Pensa” di Fabrizio Moro e negli Articoli Numero 3 e 9 della Costituzione della Repubblica Italiana. Camorra, inizio, crescita e fine... sempre... sempre!

 

Stefano Bardi

 

 

Bibliografia di riferimento

COZZI ZILLE LUISA, Eco, Marsilio, Venezia, 1996.

 

 

 

Pubblicato su autorizzazione dell’autore Stefano Bardi che ha dichiarato, sotto la propria responsabilità, di essere proprietario dei diritti sul relativo testo e che la pubblicazione su questo blog è consentita dietro la propria autorizzazione. La pubblicazione – in forma integrale o di stralci – senza corretta attribuzione non è consentita, in assenza del permesso dell’autore.

Immagine pubblicata a fini esclusivamente illustrativi e culturali e non commerciali.


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