Saggio poetico di Stefano Bardi su Ferruccio Benzoni (1949-1997)
Ialino, fiume sanguigno: Vita
Poesia: Ferruccio Benzoni (1949 – 1997)
Saggio poetico di Stefano Bardi
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Numi di un lessico figliale (1987 – 1993) di Ferruccio Benzoni (1949 – 1997). Malinconia, ovvero cimiteriali emarginazioni emananti pestilenziali purezze melodiche esplodenti in temporaleschi silenzi notturni, ovvero famelici uliveti ingordi partorienti timorose asfissie robotico-cibernetiche ed elettroniche. Lussuriosi uliveti accartoccianti malvolentieri, paurose carezze materne, per impregnare cristalline burrasche adolescenziali, poiché psichedelici venti errabondanti in passionali visi suicidi. Gioiosi visi autolesionisti, ovvero offuscati passi sociali naviganti per mistici oceani e polverose nostalgie odoranti di senili estati fotografiche uccise in argillosi, tumorali e sadomaso Campi di Concentramento. Martirizzate anziane estati più esattamente, come energie abbracciate mortalmente da opache calunnie dentro irraggiungibili avidità aeree, coccolate da rauche salsedini sputate da inetti ansimi e lavate da piovane lacrime incarcerate, in marmorei Libri del Mondo. Dio cioè Agnello esso stesso sacrificato da una lupesca Società intonante lussuriose nenie impiccate, nuotanti, in immensi oceani di sangue. Suicide filastrocche pagano-demoniache, che, si fondono con afrodisiaci reliquiari e tremolanti luci cardiopatiche, per riabilitarsi da depravati pianti cibati con pestilenziali emozioni figliali. Carnali riabilitazioni spirituali, ovvero draculee lacrime come offuscati riverberi oceanici persi in disabili, fumosi e stizziti porti inemotivamente analfabeti, come nella poesia Sul porto (Gianni D’Elia). Porti, questi, come acerbi granai dai solitari visi arsi e dalle fuligginose carni insensibili cibate con utopiche emozioni, poiché mortali abbracci idilliaco-pastorali, come in Fuggono tutti i giorni miei (Dario Bellezza). Bucolici abbracci dalle sterili bocche emananti migratorie emozioni, come violini invernali dai paterni risi arsi dentro frenetiche e stupefatte albe sepolcrali. Lugubri albe funeree, che, si spogliano da arcaici ansimi infettati con catramose lacrime sociali, ovvero cristalline melodie silenziose come nella poesia Più segreti si erano fatti i giorni (Nicola Vitale). Psichiatrico cammino analitico, questo, simboleggiante il Dolore cioè la Vita, ovvero ostro fiume sanguigno diffondente vitrei pianti da squillanti precipizi paradisiaci dentro affettive esecrazioni astiose e deturpati visi sfigurati, poiché oceanici granai infiniti rappresentanti l’ancestrale legame Morte-Vita. Ostro fiume sanguigno in parole povere, come anoressica melodia dipingente gitane, barbone e alchemiche lacrime materne, come nelle poesie Rosso porpora e L’invisibile (Selene Pascasi).
Vita fin qui descritta, come psichiatrico mondo anormale denunciante la cosiddetta “normalità” che svende la Cultura, per loschi affari economico-petroliferi ed emargina dal perdono succubi figli sottomessi-soggiogati dal demonio chiamato droga, come nelle poesie Cultura in svendida e Drogado (Marco Bordini). Normalità, ovvero denunzia di sfrenate sessualità partorienti plastiche lacrime materne e ansimanti emozioni meretrici, come nella poesia La veglia dei ragazzi (Iuri Lombardi). Normalità come denuncia di atomiche Fedi infettate da aspre utopie, crepate socialità e corrotte povertà, come El tempo… que è? (Marco Bordini). Normalità infine, come denuncia del Dolore cioè divulgazione di inedite socialità, ovvero folli melodie dalle luminose solitudini pagane, poiché emotive gole sgozzate da disumani sguardi lussuriosi. Emotive gole scorticate più nel dettaglio, come apollinei ansimi allergici fusi, con tiranniche carnalità sadomaso, per perdersi in ciechi falò cibati da meretrici palpiti abbandonati in oscuri granai etico-sociali, come La Terra Santa (Alda Merini).
Dedica: Possa la Vita, sempre essere per la poetessa Selene Pascasi cristallino cielo, balsamico oceano e messianica campagna. Possa Dio, attraverso le intercessioni di Don Pino Puglisi e Don Peppe Diana, guidarla come avvocatessa sulla Strada in difesa dei Diritti, della Giustizia, della Legalità e contro i Femminicidi. Possa Dio, attraverso il riso di Madre Teresa di Calcutta curare, sanificare e cicatrizzare le sue lacrime spirituali.
Stefano Bardi
Bibliografia di Riferimento
BELLEZZA DARIO, Serpenta, Mondadori, Milano, 1987.
BENZONI FERRUCCIO, Numi di un lessico figliale (1987 – 1993), Marsilio, Venezia, 1995.
BORDINI MARCO, Jesi ieri, Le Mezzelane Casa Editrice, Santa Maria Nuova, 2016.
D’ELIA GIANNI, Notte privata, Einaudi, Torino, 1993.
LOMBARDI IURI, Lo zoo di Gioele (2012 – 2015), PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016.
MERINI ALDA, La Terra Santa, All’insegna del pesce d’oro, Milano, 1984.
PASCASI SELENE, Senza me, Eretica, Buccino, 2021.
VITALE NICOLA, Progresso nelle nostre voci, Mondadori, Milano, 1998.
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