Esce «Lungo il Fiume», nuova silloge di poesia di Marco Lando
COMUNICATO STAMPA
Marco Lando, Lungo il Fiume, Guido Miano Editore, giugno 2018, euro 15,00
Lungo il fiume è l’ultima fatica poetica di Marco Lando che ha conquistato un meritato “cantuccio” nella collana “Poesia elegiaca dei Maestri italiani dal ‘900 ad oggi”. E lo fa con la solita umiltà, con quell’atteggiamento mite e appartato che caratterizza il suo lavoro di autore, alla riscoperta di quel concetto di spiritualità ormai perduto in un mondo frastornato e alienato come i tempi odierni. Se i suoi versi si ispirano frequentemente alla memoria, a malinconiche suggestioni del passato, nonché a rievocazioni e rimpianti di una civiltà patriarcale e agricola della sua montagna, alla denuncia sociale contro l’avidità dell’uomo, dall’altra si avverte nei suoi testi la ricerca nostalgica e struggente di un’epoca irrimediabilmente perduta, di certe idealità e valori che sembrano dissacrati dalla civiltà consumistica di oggi. L’intimità del focolaio domestico, il ricordo della devozione alle figure femminili che hanno forgiato la sensibilità del poeta e cioè la madre e la nonna , Il mondo contadino, le sue dure leggi, l’innocenza perduta, il mito del falso progresso, la disumanizzazione e l’alienazione della società contemporanea sono i connotati che caratterizzano i suoi componimenti. Per cui i quadretti deliziosi descritti nel Basso Trentino e “lungo il fiume” Adige diventano per Marco Lando un’oasi di serenità, di estraniamento dai mali del vivere moderno, una scialuppa di salvataggio per non annegare tra le meschinità quotidiane. Ma è il ricordo della figura materna, che dà linfa all’ispirazione del poeta: in ogni istante la propria madre è la certezza, vicina nei momenti felici per gioire con noi e nelle difficoltà per incoraggiarci. Il ricordo delle sue carezze scendono come balsamo sul cuore per infonderci coraggio e ardore. In nessun momento ci ha tradito e per questo mai nessuno potrà sostituirla nel nostro cuore. Si legga la struggente lirica "L’ombra di mia madre". “Madre,/ t’eri staccata dal mondo, tre giorni fa/ […]/ poi sei venuta in sogno/ e poi come quando ero ragazzo/ sei comparsa e compari,/ so che sei/ qui al buio, da me, e sei tu a parlare,/ a vivere, a me segnare nel tuo sogno fondo/ e scomparso, da dove sei e appari.”
In questa ottica è impossibile non identificare un centro d’irradiazione che è poi una creaturalità provvidenziale, fondamentalmente ottimistica ma non priva di atteggiamenti dolorosi. È il sostare attento e descrittivo dei momenti quotidiani che dettano il ritmo dell’esistenza di ogni uomo con la felice osmosi tra descrizioni semplici della natura e compiacimenti memoriali di vita vissuta.
Ma si potrebbe dire, in fin dei conti, che Lungo il fiume è poi il fiume della nostra vita, come fosse, la pagina della nostra vita e dove noi tutti possiamo specchiarci. Perché la vita, sembra dirci Lando, non è altro che un lungo cammino che si snoda Lungo il fiume. Sta a noi capirne l’essenza e non tradirne il significato.
Se in questo volume la sua poetica è stata messa a confronto con i maestri elegiaci italiani, ora merita di essere inquadrata in un’ottica sovranazionale, nella omonima collana di questa Casa Editrice, “Analisi poetica sovranazionale del terzo millennio” dove la sua voce deve essere accostata ad alcuni autori stranieri in una “sorta di fratellanza d’arte”.